Apocalisse, un concetto, una premonizione, un'idea. I media, la letteratura, il cinema, i videogiochi, in qualsiasi campo l'apocalisse è sempre più presente in questi ultimi anni, diventando quasi un genere. Qui si possono scambiare idee, condividere opinioni per fare in modo che l'apocalisse resti soltanto un modo di raccontare. Sullo sfondo dei problemi che attanagliano la vita di tutti i giorni, una raccolta di storie di genere post-apocalittico: le Cronache.

mercoledì 13 febbraio 2013

Città fantasma: Varosha




La quarta tappa del viaggio attraverso le maggiori città fantasma si sofferma sulle coste di Cipro, in una frazione della città di Famagosta. Siamo a Varosha, meta del turismo di pochi, degli hotel di lusso e dalle spiagge affollate di personaggi famosi. Ma Varosha sorgeva su di un’isola contesa da secoli da Grecia e Turchia, furono questi conflitti a decretare la fine della città.




Nel 1974 venne effettuato un colpo di stato militare greco ai danni del palazzo presidenziale, che cedette ai combattimenti. Il tentativo era annettere la totalità dell’isola di Cipro alla Grecia. Pochi giorni dopo la Turchia rispose militarmente, spingendo il proprio esercito alla conquista dell’isola. L’invasione portò all’occupazione di un terzo dell’isola, oltre che all’evacuazione di centinaia di migliaia di residenti. Nelle zone evacuate, c’era proprio Varosha, isolata dal mondo con una rete di filo spinato, preda delle barbarie dell’esercito turco, che la depredò in seguito all’invasione.




La città è rimasta da allora in stato di abbandono, i recinti delimitano ancora i confini della zona turco-cipriota. Tuttavia, nonostante le lesioni del tempo e degli agenti atmosferici, non muore la speranza di recuperare quell’angolo di Famagosta tanto amato dal turismo. Molti hanno lanciato un appello alla Turchia, con il desiderio comune di riportare Varosha allo splendore di un tempo. Per il momento, però, gli unici abitanti di questo paradiso spettrale sono le tartarughe marine, tornate a nidificare sulla spiagge dopo l’abbandono di quest’ultime.




Il giornalista americano Alan Weisman parla di Varosha nel suo libro “Il mondo senza di noi”, in cui analizza il futuro del pianeta dopo la scomparsa dell’uomo. Weisman ammette che basterebbero 25 anni di abbandono a rendere un edificio ormai inutilizzabile, sostenendo che la natura si riprende in maniera permanente ciò che l’uomo le ha tolto. Questa le parole di Weisman in seguito ad una visita di Varosha nel 1976, appena due anni dopo l’evacuazione:




“Il registro dell'albergo era ancora aperto all'agosto del 1974, le chiavi delle stanze posate sul bancone, la sabbia era entrata formando piccole dune nell'atrio, i fiori erano seccati nei vasi, veri e propri alberi stavano già invadendo la sede stradale. Piante grasse rampicanti serpeggiavano dai giardini degli alberghi, le vetrine dei negozi esponevano ancora creme solari e souvenir, un concessionario Toyota offriva ancora una vecchia Corolla, le facciate degli alberghi crivellate di proiettili, dieci piani di porte a vetro scorrevoli ormai distrutte...”




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