«All'attenzione degli abitanti di Pripyat! Il Comune
informa che a causa dell'incidente alla centrale nucleare di Chernobyl, nella
città di Pripyat le condizioni radioattive nelle vicinanze si stanno
deteriorando. Il Partito Comunista, i suoi funzionari e le forze armate stanno
prendendo misure necessarie per combattere questo. Tuttavia, al fine di tenere
le persone e soprattutto i loro figli più al sicuro e sani possibili, con la
massima priorità, abbiamo bisogno di evacuare temporaneamente i cittadini nella
vicina città di Kiev. Per queste ragioni, a partire dal 27 aprile, 1986 ogni
condominio avrà un bus a sua disposizione, sotto la supervisione da parte della
polizia e dei funzionari della città. È altamente consigliabile prendere i
documenti, alcuni effetti personali e una certa quantità di cibo, per ogni
evenienza. Gli alti dirigenti di strutture pubbliche e industriale della città
hanno deciso l'elenco dei dipendenti necessari per rimanere in Pripyat per
mantenere queste strutture in un buon ordine di lavoro. Tutte le case saranno
sorvegliate dalla polizia durante il periodo di evacuazione. Lasciando la
residenza temporaneamente, si prega di assicurarsi di avere spento le luci, le
apparecchiature elettriche e chiuso l'acqua e le finestre. Si prega di restare
calmi e ordinati nel processo di questo breve periodo di evacuazione.»
Queste le parole pronunciate il 26 aprile 1986, in
seguito all’esplosione del reattore numero 4 della centrale nucleare V.I. Lenin
di Chernobyl. Nell’aria furono emessi più di 100 materiali radioattivi, per un
valore 400 volte superiore a quello delle bombe sganciate su Nagasaki e
Hiroshima. Nonostante che, negli anni a venire, l’incidente venga ricordato con
il nome della città di Chernobyl, il danno maggiore fu accusato dalla vicina
città di Pripyat, quest’ultima distante solo 3 km dalla centrale, a differenza
dei 18 di Chernobyl. Il motivo, oltre alla vicinanza della centrale, fu
determinato dal vento. Quest’ultimo spinse il materiale radioattivo velocemente
verso l’Europa dell’ovest e oltre, fino a toccare la costa orientale degli
Stati Uniti.
La pericolosità del disastro fu comunque sottovalutata, e la
città di Pripyat fu evacuata solo trentasei ore dopo l’incidente. Ai cittadini
fu promesso di poter ritornare a casa in un tempo massimo di tre settimane, ma
la promessa non fu mantenuta, da allora Prypiat è completamente disabitata. Le
strade, pur essendo ancora praticabili, sono praticamente inutilizzate
dal 1986.
Pripyat fu costruita per ospitare gli operai che lavoravano
alla centrale, e guadagnò il soprannome di “città del cambiamento”. La sua
costruzione di recente fattura, infatti, permise di utilizzarla come terreno di
prova per nuovi metodi di costruzione e di sviluppo residenziale, da diffondere
poi per tutta l’Unione Sovietica.
Sotto certi aspetti, Pripyat rende ancora onore al suo
soprannome, perché tutto ciò che è negato all’uomo, viene restituito alla
natura. Infatti, la città è diventata una specie di paradiso per gli animali
che, non dovendo più interagire con gli uomini, possono circolare liberamente.
Hanno occupato abitazioni e strutture abbandonate e non è raro incontrare
un lupo, un orso o una volpe che attraversano la strada.
Fatta eccezione dei danni causati dal tempo, la città di
Pripyat conserva ancora l’aspetto del giorno in cui fu evacuata, quando 1200
autobus formarono un convoglio lungo 25 chilometri.
Oltre alle strutture degli edifici, sono ancora presenti gli
arredamenti, soprammobili ed elettrodomestici, abbigliamento dei cittadini e
anche giocattoli dei bambini. Questo perché gli abitanti, durante
l’evacuazione, portarono con loro soltanto documenti, libri o vestiti non
ancora contaminati.
Quello che rimase a Pripyat fu depredato o lasciato nelle
case, a causa delle radiazioni eccessive.
Oggi Pripyat può essere visitata, anche se non è saggio
avvicinarsi senza dispositivi di sicurezza come un contatore Geiger. Specialmente nel parco giochi, che al momento dell'incidente era molto esposto alla centrale nucleare, è il punto più radioattivo della città.
Si ritiene che la zona di Pripyat possa essere tranquillamente
accessibile in un periodo tra i trecento e i mille anni.
Nonostante tutto, gli abitanti di Pripyat tornano una volta
l’anno, in occasione dell’anniversario della catastrofe, per rendere omaggio ai
luoghi in cui hanno vissuto.
Pripyat, e la centrale nucleare di Chernobyl, hanno dato
ispirazione ai videogiochi della saga S.T.A.L.K.E.R, Shadows of Chernobyl e Callo
f Pripyat, oltre alcune missioni del famoso Call of Duty: Modern Warfare.
Per quanto riguarda il cinema, invece, sia Transformers 3 sia
Chernobyl Diaries sono ambientati nella zona di reclusione, il primo per una
sequenza, il secondo sfruttando l’aspetto abbandonato e misterioso per la
produzione di un horror.
In realtà, ciò che ci si aspetta da un disastro nucleare è un paesaggio apocalittico e sterile, ma la flora e la fauna crescono tra i grigi palazzi di Pripyat, del tutto indifferenti a quello che successe nella data del 26 aprile.
Anch'io sono un appassionato dell'argomento e della città di Pripyat soprattutto. Complimenti per il bel blog. Sono argomenti che trovo molto interessanti. Per approfondire ho letto anche alcuni libri tra cui "Preghiera per Cernobyl" di S. Aleksievic che raccoglie testimonianze dei protagonisti ed è davvero toccante oltre che sconvoglente (anche se non per chi è facilmente suggestionabile) e poi "Chernobyl. Pripyat e la zona di esclusione", libro appena uscito quest'anno 2013 dove narra in modo minuzioso gli avvenimenti di quella notte e le conseguenze nei giorni, mesi e anni successivi, l'inquinamento sull'europa e l'italia e parla nei dettagli anche di Pripyat, dei residenti illegali della zona etc. Libri che consiglio e che ho trovato a basso prezzo su amazon in formato e-book kindle.
RispondiEliminaGrazie per i titoli, li prenderò sicuramente in considerazione.
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