Apocalisse, un concetto, una premonizione, un'idea. I media, la letteratura, il cinema, i videogiochi, in qualsiasi campo l'apocalisse è sempre più presente in questi ultimi anni, diventando quasi un genere. Qui si possono scambiare idee, condividere opinioni per fare in modo che l'apocalisse resti soltanto un modo di raccontare. Sullo sfondo dei problemi che attanagliano la vita di tutti i giorni, una raccolta di storie di genere post-apocalittico: le Cronache.

giovedì 17 gennaio 2013

Wall-e: quando l'uomo smette di crederci...


Molto spesso i film d’animazione vengono sottovalutati delle loro potenzialità, perché associati ad un pubblico infantile a cui basta un intrattenimento colorato e simpatico per passare la giornata. Questo è un errore comune, ma se si parla di Wall-e, il capolavoro della Pixar, il discorso è tutt’altro.
Non basta una recensione per spiegare quanto di meraviglioso c’è in questo film, non basta un resoconto dettagliato sul come abbiano curato le immagini e cercato ossessivamente i suoni per creare un mondo che ancora non c’è.
Bisogna fare attenzione innanzitutto a ciò che Wall-e vuole mostrarci, cioè una realistica e probabile visione del nostro futuro.
Il mondo è sommerso dai rifiuti, così tanto che la terra non è più vivibile.
Così l’uomo fugge su delle immense astronavi da crociera, mentre sulla terra dei piccoli e simpatici robot puliscono senza sosta.
Ovviamente, come ogni piano estremo, le cose possono andare storte. Così rimane il piccolo Wall-e, ormai unico nel suo genere, che continua imperterrito e testardo (ma quanta poesia) nel suo lavoro.
Le prime sequenze possono forse essere divertenti per i bimbi, in cui Wall-e esplora una pattumiera a grandezza mondiale e si stupisce degli oggetti che trova. Raccoglie una scatolina contenente un anello con tanto di brillante, butta quest’ultimo e tiene la scatolina. Quanta ilarità, ma quale messaggio arriva? Che cosa ritiene interessante il piccolo Wall-e?
Dovrebbe essere soltanto un robot che pulisce il mondo, invece è alla continua ricerca di poesia, di impreziosire quel mondo alla deriva in cui tutto sembra morto. Immaginate la sorpresa del piccolo robot quando si ritrova di fronte alla verde maestosità di una piccola piantina, di cui tuttavia non comprende l’importanza. Come lui, nemmeno l’uomo.


Questo, rappresentato nel modo più realistico concesso, sdraiato su una poltrona mobile con uno schermo davanti al viso. Come per celare agli occhi la vista della verità, alterando le proprie relazioni sociali, indottrinandolo alla moda del momento e al finto fabbisogno della propria esistenza. Una situazione, quella di questo film d’animazione per bambini, che può essere paragonata al 1984 di George Orwell, in cui questa volta il Grande Fratello è la cecità che viene elargita agli uomini.
Perché il piano di pulizia della terra è andato male, e i decenni sono passati veloci senza che nessuno se ne accorgesse.


Wall-e, per essere solo un film d’animazione per bambini, parla più chiaro della maggior parte dei film che escono nelle sale. E se credete che un bambino non possa recepire il messaggio, non possa apprezzare il comandante dell’astronave che vuole coltivare pizza o un robot che abbandona la sua direttiva prioritaria per darsi al romanticismo, vi sbagliate di grosso. Perché un bambino rimarrà affascinato come Wall-e dal verde che lo circonda, e forse nelle sue azioni future la sua mente farà un collegamento inconscio, perché ciò che mostra il capolavoro Pixar non è fantasia, non è illusione. Wall-e è quella parte ben celata dentro di noi, quella che sa riconoscere cosa è giusto e cosa è sbagliato. Quella che, nonostante intorno a noi sia pieno di spazzatura (e non si parla solo di rifiuti), riesce ancora ad apprezzare le piccole scoperte. Come un bambino, con il suo zainetto, che raccoglie quanto di meraviglioso c’è in questo mondo.


2 commenti:

  1. non il film Pixar che preferisco, ma sicuramente una pellicola da non prendere sottogamba, come suggerisci all'inizio della recensione!

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  2. Prima di tutto devo ricordarti che questo l'ho visto grazie a te, ti ricordi? E a onor del vero, quando proviamo a sfatare queste stupide supposizioni per le quali l'animazione è roba per bambini, Wall-E è riuscito ad "attecchire" su di me e non su mio figlio, quindi...Si, anche io devo riconoscere che non si tratta del (mio) Pixar numero uno, ma credo in assoluto sia quello più pacato, più fine e poetico (insieme a Up). Splendida analisi, ad ogni modo...poetica, come il film stesso.

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